47 morto che parla (1950)

 
47 morto che parla (1950)

Campania, 1903. In un paese non meglio definito l'avarissimo barone Antonio Peletti ha ereditato dal padre una cassetta contenente monete preziose e gioielli dal valore altissimo.

Nel testamento il defunto aveva espresso la volontà di devolvere metà del patrimonio al comune affinché venisse costruita una scuola, mentre l'altra metà passerebbe a suo nipote abiatico, ovvero il figlio di Antonio, Gastone, innamorato della cameriera Rosetta.

Ma il barone Peletti, pur di non separarsi dal tesoro, nega di averlo mai ritrovato e in questo modo asserisce di non poter donarne la metà al comune.

La scuola però dovrebbe essere costruita subito (i bambini sono costretti a fare 4 km all'andata e 4 km al ritorno per andare alla scuola comunale del paese vicino) e, per riuscire a sapere dove il riccone tiene nascosto il suo tesoro, gli amministratori comunali, con un'efficace messinscena e l'aiuto di una compagnia teatrale, gli fanno credere di essere morto e di trovarsi nell'aldilà.

Perciò, credendo di essere morto e dietro la minaccia di terribili punizioni per la sua avarizia in vita, Peletti rivela il nascondiglio del tesoro. Ma l'imbroglio viene presto scoperto dal barone che medita di rendere pan per focaccia ai suoi concittadini.

Nel frattempo il figlio Gastone che aveva spiato il genitore, ha sostituito il tesoro nella famigerata cassetta con dei pesi ed è fuggito a Napoli con Rosetta per sposarsi e per vedere il Notaio e far finalmente valere il testamento del nonno.

Quando il barone Antonio insegue l'attrice Marion Bonbon, che avida, ha prima aiutato i concittadini del barone ad ingannarlo per poi fuggire con il colonnello Bertrand de Tassigny verso Parigi con la cassetta, sale con essi sulla mongolfiera che li dovrebbe portare a Parigi. Durante la lite viene costretto a gettare in mare la cassetta, rassegnato alla definitiva perdita della fortuna.

Dopo essere "naufragato" in Sardegna, torna in asinello al paese proprio durante la cerimonia di inaugurazione della scuole alla quale i concittadini hanno applicato un busto del barone. Il finale è di lieto fine.

 

Paese di produzione

Italia

Anno

1950

Durata

82 min

Colore

B/N

Audio

sonoro

Rapporto

1.33:1

Genere

comico

Regia

Carlo Ludovico Bragaglia

Soggetto

Ettore Petrolini

Sceneggiatura

Vittorio Metz, Age & Scarpelli, Marcello Marchesi

Produttore

Isidoro Broggi

Casa di produzione

P.C.F.

Distribuzione (Italia)

P.C.F.

Fotografia

Mario Albertelli

Musiche

Ezio Carabella

Scenografia

Alberto Boccianti

 

  • Totò: il barone Antonio Peletti
  • Silvana Pampanini: Marion Bonbon
  • Carlo Croccolo: il cameriere Gondrano
  • Aldo Bufi Landi: Gastone Peletti
  • Adriana Benetti: Rosetta
  • Arturo Bragaglia: il sindaco Tiburzi
  • Tina Lattanzi: Susanna, la moglie del sindaco
  • Gildo Bocci: il macellaio
  • Franco Pucci: il dottore
  • Eduardo Passarelli: il farmacista
  • Dante Maggio: Dante Cartoni
  • Mario Castellani: il colonnello Bertrand Jean de Lattre de Tassigny
  • Gigi Reder: strappabiglietti alle terme
  • Diana Lante: