Laurea ad honorem a Totò

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«Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una 'Laurà». Lui, Totò, la laurea l'ha ricevuta alla memoria, a 50 anni dalla sua scomparsa, in Discipline dello spettacolo, conferitagli oggi dall'Università di Napoli Federico II. Chissà se quando girava il film da cui è tratta la citazione, «Totò, Peppino e la malafemmina», nel '56, Antonio de Curtis aveva immaginato, anche solo per un momento, che un giorno, accanto ai suoi titoli nobiliari, si sarebbe aggiunto anche quello di 'dottore'.

È stato Renzo Arbore a proporre all'ateneo di conferire a Totò la laurea, perché «ha cavalcato tutte le sfaccettature della recitazione e dell'umorismo». Arbore ha tenuto una laudatio academica, nel corso della quale ha ripercorso le tappe della carriera di Totò, la fortuna 'post mortem' per i mancati riconoscimenti della critica in vita, la sua figura di artista a tutto tondo. «Ha unito il Paese quando c'erano spinte a dividere - ha affermato - ci ha consolato dopo il dramma della Seconda guerra. Ha consolato il ricco e il povero, il Nord e il Sud». Ecco perché, per Arbore, Totò è stato «un rivoluzionario» che faceva «la rivoluzione della bontà». Godeva di scarso appeal presso quelli che il ministro per la Cultura, Dario Franceschini, ha definito «i soloni della critica» e che il governatore Vincenzo De Luca ha chiamato «radical-chic».

«I riconoscimenti sono arrivati a furor di popolo», ha sottolineato Franceschini che si è detto «innamorato di Totò», per una passione «tramandatagli dal padre e che ho trasmesso alle mie figlie». Seppur la critica non ha riconosciuto il talento di Totò artista a tutto tondo in vita, ci sono stati suoi estimatori che sono stati ricordati da Arbore. A cominciare da Alberto Sordi «che diceva di Totò: lui non è come noi, lui è straordinario, un miracolo» oppure Pier Paolo Pasolini, con il quale il principe della risata ha lavorato nel'66 sul set di Uccellacci e uccellini. E ancora Mario Monicelli: Arbore ha raccontato che il regista «lasciava la camera da presa e diceva: 'Fate voì».

Si commuove Elena Anticoli De Curtis, nipote di Totò e figlia di Liliana, nel ricevere la laurea conferita a suo nonno. «Questa 'Laura', come direbbe lui, è una rivincita, un riconoscimento per mio nonno - ha detto - Gli viene restituita un pò di quella gioia che da mezzo secolo lui regala a noi». Per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, «Totò si sarebbe fatto una risata, per come è fatto lui» e fa sapere che «manca poco per il Museo dedicato a lui». «La laurea è un gesto doveroso - ha commentato il governatore campano De Luca - che si aggiunge alle iniziative della Regione e della Rai». Infine il rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, che ha parlato di Totò come «uno dei più straordinari interpreti dello spettacolo comico, teatrale e cinematografico italiano, lasciando contributi incisivi anche come drammaturgo, poeta, paroliere e cantante».

Articolo tratto dal sito www.ilmattino.it